Pittore veneto del XVII secolo

Ritratto di Paolina Provesina

primo decennio del XVII secolo – olio su tela, cm. 58 x 48

L’ipotesi più accreditata dagli studiosi è che nella giovane figura femminile che indossa un’armatura, ritratta in questo dipinto, si possa riconoscere Paolina Provesina, vissuta tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. Figliastra di Fabrizio Vignon, notaio ducale, nel 1597, a soli diciott’anni, era stata costretta dal patrigno a sposare il fratellastro, Marco Vignon. Fin da subito la convivenza fra i due giovani sposi si rivelò impossibile e Paolina, abbandonato il tetto coniugale, in attesa del decreto di annullamento del matrimonio, prese in affitto una casa di proprietà dei Procuratori di San Marco, con affaccio sulla Piazza, nella quale visse per trentotto anni, sola, ma conducendo una vita sociale e amorosa molto vivace.

Ne dà testimonianza un ricco carteggio (quarantaquattro lettere) conservato nell’archivio dell’antico Ospedale dei Derelitti di Venezia, scritto alla giovane amica da Tommaso Contarini, alto esponente di una nobile famiglia veneziana, pronipote del celebre cardinale Gasparo Contarini, noto per il ruolo di primo piano che ebbe nella preparazione del Concilio di Trento e nel tentativo di riconciliare Lutero alla Chiesa di Roma, e nipote di Andriana Bernardo Contarini, amica dei Gesuiti e fra le fondatrici della Casa delle Zitelle.

Tutte scritte da Verona tra il 1603 e il 1604 – gli anni in cui il Contarini, quarantenne, era rettore di quella città – le missive, rivolte a una Paolina appena ventenne, ci portano a conoscenza di numerosi avvenimenti che si svolsero in quel breve periodo di anni a Venezia e a Verona; i due amici si scambiano notizie sul carnevale, sulle feste religiose, sul passaggio di ambascerie straniere, sulla nomina di cardinali, sui personaggi che frequentano le due dimore.

Dalla lettura, venivano inoltre a conoscenza di come il Contarini si fosse preso cura della Provesina con il non farle mancare nulla: non solo ella era spesata di vitto e alloggio, ma persino dei maestri di musica, di pittura e di poesia che frequentavano la sua dimora. In verità non era raro che un esponente dell’alta nobiltà veneziana, anche sposato, coltivasse un’affettuosa amicizia verso una donna colta, sebbene di classe nobile inferiore, com’è il caso di Paolina; e anche se l’epoca delle cortigiane di rango del primo Cinquecento era tramontata, ugualmente sopravviveva in forme di frequentazione dissimulate in scambi culturali.

Sempre raccomandate al segreto per timore di uno scandalo che avrebbe nuociuto allo stato sociale di ambedue, gli scritti ci permettono di curiosare sulla vita di una delle ultime cortigiane del rinascimento veneziano, oltre a restituirci uno spaccato della storia veronese e di quella lagunare in quel breve lasso di tempo.

Paolina Provesina muore nel 1638, a cinquantanove anni. Nelle sue volontà testamentarie redatte tre anni prima ella aveva espresso la volontà di lasciare quasi tutti i suoi averi all’Ospedale dei Derelitti. Nella sua casa in piazza San Marco, i commissari dell’ospedale stendono dettagliati inventari di quadri vestiti, mobili e strumenti musicali. Tra i molti ritratti, sopra il grande camino del Portego, campeggia un ritratto di donna – il “nostro” ritratto –, forse dipinto da lei stessa, in cui la giovane Paolina è vestita da nobile “Cavaliera”, con un portamento fiero ma, allo stesso tempo, con uno sguardo un po’ melanconico, che il Contarini, nelle espressioni di affetto a lei rivolte, non aveva mancato di cogliere e di descrivere.

Ritratto di Paolina Provesina