Johann Carl Loth
(Monaco di Baviera 1632 – Venezia 1698)
Cristo deposto con l’apostolo san Bartolomeo e santa Caterina d’Alessandria
1675 ca – olio su tela centinata, cm. 349 x 177
Anche uno straniero, nato a Monaco di Baviera nel 1632, diviene partecipe della nuova corrente “tenebrosa” che verso la metà del Seicento si andava strutturando nel panorama artistico veneziano, privilegiando una pittura naturalistica importata dalle prime prove di Luca Giordano e di Giovan Battista Langetti. È molto probabile che egli sia giunto a Venezia nei primi anni cinquanta del xvii secolo, definendo poco a poco i contorni di una personalità che si esprimeva con modi ‘bruschi’ e violentemente chiaroscurali, volutamente accostandosi al naturalismo postcaravaggesco. Tuttavia, dopo il 1670, la sua pittura pare normalizzarsi alla ricerca di un’espressione patetica e drammatica sempre sostenuta, ma indirizzata verso un naturalismo più gradevole, come appare anche nella pala del primo altare a destra della chiesa di Santa Maria dei Derelitti all‘Ospedaletto’, in cui Loth realizza uno dei temi sacri tanto congeniali alla sua indole e che gli avevano assicurato il successo presso la committenza religiosa.
La pala, dipinta poco dopo il 1675, e ricordata da Domenico Martinelli nel suo Il ritratto di Venezia (1684) («Nell’ultimo [altare] verso la Porta maggiore, v’è la B. V. Assunta in gloria, Cristo Morto, San Bartolomeo e S. Catherina, opera di Carlo Lotto»), è caratterizzata dall’uso magistrale della luce che fa affiorare dall’ombra il corpo flessuoso e abbandonato di Cristo, posto di traverso. Nonostante il chiaroscuro ancora molto intenso, il naturalismo estremo di marca caravaggesca è qui reso più tenue.
La datazione cronologica la ricaviamo da un documento di archivio nel quale compare la supplica rivolta nel 1675 dall’avvocato Bartolomeo Borghesaleo, ai governatori dell’Ospedaletto” per ottenere la propria sepoltura all’interno della chiesa. Questo personaggio, che era un ricco e famoso collezionista d’arte, dettò al pittore Johann Carl Loth il programma iconografico della pala: la presenza, infatti, delle figure di Caterina d’Alessandria e dell’apostolo Bartolomeo, si spiega in quanto i due erano i santi protettori del committente e della moglie.