Pittore cretese del XVI secolo

Madonna della Passione (“Amolyntos”)

primo decennio del XVI secolo – tempera su tavola, cm. 69 x 55

Nel febbraio del 1739 l’abate Paolo Contarini, presidente del Pio Luogo delle Penitenti, registra l’ingresso solenne nell’istituto di questa preziosa immagine, donata da Pietro Zon il quale, ultimo erede maschio della sua famiglia, «si determinò di trasferirla in ricovero, ove continuasse per sempre fervoroso ad essa l’ossequio, e per Essa tramandata ne fosse la buona sorte del di Lei patrocinio al Luogo, ove fosse riposta». Una testimonianza importante soprattutto alla luce delle ulteriori notizie che emergono dal medesimo documento, ossia che gli antenati del donatore avevano rivestito alti incarichi di governo «alla Canea», con ciò confermando l’origine greca dell’icona delle Penitenti.

Non essendo, a quella data, ancora ultimata la chiesa di Giorgio Massari, l’icona venne momentaneamente esposta nell’oratorio privato, per poi essere traslata nel coro; si decise inoltre di dedicarle una festa annuale nella ricorrenza di san Mattia apostolo.

Dal primo studio critico condotto da Alberto Rizzi nel 1972, la preziosa tavola fu attribuita a un anonimo artista cretese-veneziano del xvi secolo, ma due anni più tardi, in occasione della mostra “Venezia e Bisanzio”, gli orientamenti attributivi cambiarono e si indirizzarono verso i modi del pittore Andrea Rizzo da Candia – attivo nella seconda metà del xv secolo – per le analogie emerse dal confronto con le altre opere esposte in mostra.

Tuttavia, nel 1993, un ulteriore approfondimento critico intrapreso nel corso di un’altra importante esposizione di icone greche presenti a Venezia, portò a individuare nella tavola profonde differenze rispetto al linguaggio del pittore Andrea Rizzo, specie nell’uso del colore che in questa icona appariva più chiaro e brillante, e della crisografia (la decorazione con l’oro) realizzata con un fitto intreccio di fili dorati che ricoprono la veste e il manto della Madonna, raffinata testimonianza dell’origine bizantina del merletto ad ago in uso a Venezia.

Un altro elemento che suscita curiosità nell’osservatore, è l’atteggiamento impaurito del piccolo Gesù e il fatto che un solo piedino calzi un sandalo. Il volgere lo sguardo sgomento verso l’angelo di destra e il suo aggrapparsi alla mano della Madre si spiega con l’apparizione degli arcangeli Gabriele e Michele che recano i simboli della sua passione e della sua morte: al Bambino, che corre nel tentativo di allontanarsi dalla spaventosa visione precognitiva, si slaccia il sandalo che ora pende abbandonato dal piede destro.