Carlo Ceresa (attribuito)
(San Giovanni Bianco 1609 – Bergamo 1679)

Ritratto della nobildonna Moceniga Mocenigo

quarto decennio del XVII secolo – olio su tela, cm. 136 x 107

Il dipinto, pervenuto nelle collezioni I.R.E. dalla Casa delle Zitelle nell’isola della Giudecca, ritrae la nobildonna Moceniga Mocenigo (1591-1676), governatrice del pio istituto. Un documento del 1671 ci aiuta a collocare cronologicamente la presenza di questa benefattrice nella storia dell’istituto; si legge infatti che «la Nobil Donna Moceniga Mocenigo fu di quondam Alvise d’anni 80 in circa, vista da 16 anni governatrice»: era dunque entrata alle Zitelle nel 1655.

Ella, durante i lunghi anni del suo governo, aveva rivolto la propria generosità soprattutto verso la chiesa, ancora povera di arredi, per la quale fece eseguire, come si legge nelle fonti di archivio, «un quadro grande, e due più piccioli, et altri posti in chiesa». Il quadro grande è stato riconosciuto nel grande telero del pittore lucchese Pietro Ricchi con la Natività della Vergine dove al centro, accanto alla donna che regge Maria bambina, vi è un personaggio in abiti contemporanei e adorno di gioielli, nell’atto di versare l’acqua in un bacile. Se confrontiamo la fisionomia di questo personaggio femminile con quella di questo ritratto, ci accorgiamo delle analogie esistenti nel profilo, nella fronte spaziosa, nella piccola bocca a cuore: evidentemente la committente, Moceniga Mocenigo, aveva chiesto all’artista di essere ritratta nel dipinto che aveva voluto donare alla chiesa.

Restano invece sconosciuti i motivi per cui, un anno prima della sua morte avvenuta nel 1576, la nobildonna stese un nuovo testamento nel quale revocava ogni disposizione precedente, decidendo di donare i suoi beni non più alle Zitelle, ma ai propri parenti, soprattutto nipoti monache, dichiarando che negli anni aveva già ampiamente provveduto, più volte e in maniera generosa, ai bisogni della Casa, sia in denaro, sia facendo eseguire opere d’arte e di arredo per l’istituto e per la chiesa.

L’alta qualità del dipinto – di cui esiste una versione assai simile nelle collezioni della Querini Stampalia – suggerisce il nome di Carlo Ceresa, noto ritrattista originario di Bergamo, che potrebbe averlo realizzato verso il quarto decennio del Seicento. La sua maestria emergerebbe soprattutto dalla minuzia quasi nordica spesa nella resa preziosa dei dettagli delle vesti, dei gioielli e dell’acconciatura, ma anche nella creazione dello sfondo architettonico arricchito dal drappo di velluto rosso: elementi, tutti, che permettono di avvicinare il nostro ritratto ad altri noti del Ceresa, quali, a esempio, il Ritratto di fanciulla dell’Accademia Carrara di Bergamo e il Ritratto di donna delle Gallerie di Brera.